L’orologio e il professore

Un anziano stava chiacchierando con un giovane ragazzo, il quale gli chiese:

– Si ricorda di me?
– …No…
– Sono stato un suo studente, anni fa.
– Ah sì? E come va?
– Bene, professore. Ora ho una famiglia. Mi sono felicemente sposato poco dopo aver terminato gli studi e oggi sono papà di una bellissima bambina.
– Quindi, finiti gli studi, hai quasi subito trovato un lavoro…
– Si, faccio l’insegnante, come lei.
– Oh, che bello! Come me!
– A dire il vero, sono diventato un insegnante perché è stato lei che mi ha ispirato ad esserlo.
– Veramente? Io ti sono stato di ispirazione? E come è successo?
– Vede, professore, per farle capire il perché, devo necessariamente ricordarle un episodio che magari lei ha dimenticato ma che ha impattato profondamente la mia vita.
Un giorno, un mio compagno di classe, che era anche un mio amico, arrivò a scuola con al polso un bellissimo orologio, nuovo di zecca. Lo mostrò a tutti, con grande gioia. Era davvero bello, mi piaceva tantissimo! La mia famiglia non avrebbe mai potuto farmi un regalo del genere, la sua, invece, era benestante. Non so cosa mi prese, sapevo di fare una cosa sbagliata ma non riuscii a resistere …e così glielo rubai.
Quando il mio amico si accorse del furto si agitò tantissimo, ovviamente. Chiese ad ognuno di noi, suoi compagni, di restituirglielo. Non ottenendo nulla, corse dal maestro per metterlo al corrente della cosa.

L’insegnante pensò qualche secondo, poi si alzò dalla cattedra, fece due passi di lato e due passi in avanti e con grande calma e voce ferma disse alla classe:
“L’orologio del vostro compagno è stato rubato da qualcuno di voi durante la lezione di oggi. Chiunque l’abbia rubato, per favore, lo restituisca”.

Ma io non l’ho restituii perché mi prese una grande paura. Chiaramente, nessun altro, se non il sottoscritto, poteva renderlo al legittimo proprietario. Calò un pesante silenzio.

Il maestro chiuse la porta. Disse a noi tutti di alzarci in piedi perché avrebbe controllato le nostre tasche, una ad una. Prima, però, ci intimò di chiudere gli occhi e di non aprirli senza il suo permesso. Così abbiamo fatto. Frugò in ogni tasca, cercando il maltolto. Quando toccò a me, naturalmente trovò l’orologio e lo prese, senza dire alcuna parola.

Con mia grande sorpresa, continuò a rovistare nelle tasche di tutti gli altri alunni che ancora non aveva controllato, fin quando ebbe finito, quindi annunciò: “Potete aprire gli occhi. Ho trovato l’orologio”.

Quell’insegnate era lei, professore.

Ciò che impattò la mia vita fu che non mi disse mai niente e mai, nei mesi successivi, menzionò l’episodio. Non fece il mio nome, non disse a nessuno che ero io il ladro. Quel giorno, lei salvò la mia dignità per sempre. Non mi ha mai rimproverato, mai. Sappia, professore, che quello fu il giorno più ignobile ed imbarazzante della mia vita.
Sono venuto a trovarla per dirle che nonostante lei non mi abbia mai biasimato né richiamato per darmi una lezione morale, ho ricevuto il messaggio chiaramente.
Grazie a lei, al suo esempio, ho compreso che questo è quello che deve fare un vero educatore.

…Adesso si ricorda di questo episodio, professore?

– Si, ricordo la situazione, l’orologio rubato e di averlo cercato nelle tasche di tutti voi.
Non mi ricordavo di te come autore del gesto perché anche io ho chiuso gli occhi mentre cercavo l’orologio.

(liberamente tratto dal web – autore sconosciuto – modificato in alcune parti e nell’esposizione)

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