STELLE E PIANETI

«…onde furiose del mare, schiumanti la loro bruttura; stelle erranti, a cui è riservata l’oscurità delle tenebre in eterno.» (Giuda 13)

La Bibbia non ignora la realtà astronomica, ma piuttosto la esprime in un linguaggio accessibile agli autori e ai lettori del suo tempo. Infatti, il passo in Giuda 13 è una delle chiavi più interessanti per comprendere come la Scrittura alluda, anche linguisticamente, al concetto di “pianeta”. Il termine greco tradotto come “stelle erranti” è ἀστέρες πλανῆται (astéres planētai), che letteralmente significa “stelle erranti”.

Da questa espressione deriva la nostra parola moderna “pianeta”. Nel mondo antico, gli osservatori notarono che alcuni corpi celesti non seguivano il moto fisso delle stelle e li chiamarono πλανῆται (planētai), che significa “vagabondi”.

Un passo correlato si trova in Giacomo 1:17: “Ogni dono buono e perfetto viene dall’alto, discende dal Padre delle luci, presso il quale non c’è variazione né ombra di cambiamento” nel quale Giacomo contrappone la stabilità del Creatore – “dal quale non c’è variazione” – all’instabilità dei corpi celesti visibili, compresi i pianeti che sembrano cambiare posizione nel cielo.

È un chiaro riferimento sia simbolico che astronomico: Dio è immutabile, a differenza delle luci che si spostano nel cielo.

La Scrittura insegna la verità teologica della Creazione, non la meccanica astronomica dei corpi celesti. Utilizza quindi un linguaggio fenomenologico, descrivendo le cose come appaiono all’occhio umano, e concetti scientifici coerenti con la comprensione dell’epoca.

Tuttavia, attraverso termini come πλανῆται, mostra che gli autori biblici erano consapevoli dell’esistenza di corpi celesti «erranti», cioè i pianeti, anche se non li distinguevano come facciamo noi oggi.

NB.:

Osservando il cielo a occhio nudo, gli antichi vedevano i pianeti come punti luminosi simili alle stelle. Poiché riflettevano la luce del sole, apparivano identici agli altri astri del firmamento. Come dicevo, con il tempo notarono qualcosa di insolito, cioè che questi corpi celesti non seguivano il movimento regolare delle stelle fisse. Sembravano spostarsi, deviare, talvolta retrocedere. Il loro percorso appariva irregolare, imprevedibile, instabile.

Fu proprio questo comportamento “anomalo” a colpire gli osservatori antichi. I pianeti, dunque, erano percepiti come stelle erranti, luminose ma misteriose, che si muovevano in modo diverso da tutto il resto del cielo conosciuto.

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